Cucina romana e mediterranea
Il Ristorante 433 si trova nel cuore di Roma, a via del Governo Vecchio 123.In questo locale è possibile gustare un menù a base di cucina italiana, mediterranea rivisitata ma senza mai allontanarsi dai sapori originali delle pietanze.
Dagli antipasti al piatto, alla pasta fatta in casa, alle carni selezionate di provenienzadanese, ai dolci rigoramente freschi e fatti dalla casa è specialmente il nostro tiramisùall’arancio, è il posto perfetto per una pausa pranzo o una rilassante cena nella città eterna. Buona la lista dei vini o una ottima birra è sempre a vostra disposizione.
Inoltre, se sei appassionato di calcio, nella nostra sala inferiore potrai vedere:
Il nostro ristorante 433 e a due passi da Castel Sant’Angelo che ha iniziato dall’imperatoreAdriano nel 125 quale suo mausoleo funebre, ispirandosi all’ormai completo mausoleo diAugusto, fu ultimato da Antonino Pio nel 139.Venne costruito di fronte al Campo Marzio alquale fu unito da un ponte appositamente costruito, il Ponte Elio. Il mausoleo era compostoda una base cubica, rivestita in marmo lunense, avente un fregio decorativo a teste di buoi(Bucrani) e lesene angolari. Nel fregio prospiciente il fiume si leggevano i nomi degli imperatori sepolti all’interno. Sempre su questo lato si presentava l’arco d’ingresso intitolatoad Adriano, il dromos (passaggio d’accesso) era interamente rivestito di marmo giallo antico.
Il nostro ristorante 433 e a due passi da Castel Sant’Angelo che ha iniziato dall’imperatoreAdriano nel 125 quale suo mausoleo funebre, ispirandosi all’ormai completo mausoleo diAugusto, fu ultimato da Antonino Pio nel 139.Venne costruito di fronte al Campo Marzio alquale fu unito da un ponte appositamente costruito, il Ponte Elio. Il mausoleo era compostoda una base cubica, rivestita in marmo lunense, avente un fregio decorativo a teste di buoi(Bucrani) e lesene angolari. Nel fregio prospiciente il fiume si leggevano i nomi degli imperatori sepolti all’interno. Sempre su questo lato si presentava l’arco d’ingresso intitolatoad Adriano, il dromos (passaggio d’accesso) era interamente rivestito di marmo giallo antico.
Al di sopra del cubo di base era posato un tamburo realizzato in peperino e in operacementizia (opus caementicium) tutto rivestito di travertino e lesene scanalate. Al di sopra diesso vi era un tumulo di terra alberato circondato da statue marmoree (ce ne restanoframmenti). Il tumulo era, infine, sormontato da una quadriga in bronzo guidatadall’imperatore Adriano raffigurato come il sole posto su un alto basamento o, secondo altri,su una tholos circolare. Attorno al mausoleo correva un muro di cinta con cancellata inbronzo decorata da pavoni, due di essi sono conservati al Vaticano.
All’interno pozzi di luce illuminavano la rampa elicoidale in laterizio rivestita in marmo checollegava il dromos alla cella posta al centro del tumulo. Quest’ultima, quadrata edinteramente rivestita di marmi policromi, era sormontata da altre due sale, forse anche esseutilizzate come celle sepolcrali.
Il Mausoleo ospitò i resti dell’imperatore Adriano e di sua moglie Sabina, dell’imperatoreAntonino Pio, di sua moglie Faustina maggiore e di tre dei loro figli, di Lucio Elio Cesare, diCommodo, dell’imperatore Marco Aurelio e di altri tre dei suoi figli, dell’imperatore SettimioSevero, di sua moglie Giulia Domna e dei loro figli e imperatori Geta e Caracalla.
Il mausoleo ha preso il suo nome attuale nel 590. In quell’anno Roma era afflitta da unagrave pestilenza, per allontanare la quale venne organizzata una solenne processionepenitenziale cui partecipò lo stesso papa Gregorio I. Quando la processione giunse inprossimità della Mole Adriana, il papa ebbe la visione dell’arcangelo Michele che rinfoderavala sua spada.
La visione venne interpretata come un segno celeste preannunciantel’imminente fine dell’epidemia, cosa che effettivamente avvenne. Da allora i romanicominciarono a chiamare Castel S. Angelo la Mole Adriana e a ricordo del prodigio nel XIIIsecolo posero sullo spalto più alto del Castello un angelo in atto di rinfoderare la spada.Ancora oggi nel Museo Capitolino è conservata una pietra circolare con impronte dei piediche secondo la tradizione sarebbero quelle lasciate dall’Arcangelo quando si fermò perannunciare la fine della peste.